2016
2017
SEZIONE CORTOMETRAGGI
Miglior film
14 anni 1 giorno (di Lucia Alemany)
Opera tosta e struggente sulle difficolta di un’adolescente indurita da una madre manesca e dalle difficoltà di tutti i giorni. Gara di bravura tra le giovani interpreti e gli attori nei ruoli secondari. Ci sono sembrate indovinate le scelte stilistiche legate a un registro realistico, che fa molto Dardenne anche nel titolo, e il ritmo del montaggio, serrato e nervoso. Non un fotogramma fuori posto. Difficile fare meglio di così.
Miglior corto scuola
Dalla parte del mare (di Emanuele Faccilongo)
Questo è un lavoro importante perché avvicina i giovani al gusto della narrazione di fiction e al documentario nello stesso tempo. Gustosi gli inserti d’archivio. D’impatto le sequenze ricostruite. Questo lavoro vince una sezione che, quest’anno, si è rivelata particolarmente competitiva.
Miglior corto immigrazione
Il potere dell’oro rosso (di Davide Minnella)
Questo film ci ha fatto ridere sui nostri difetti e sulle nostre contraddizioni con tono scanzonato e surreale. Una buona qualità cinematografica, dalla regia alla fotografia passando per montaggio e interpretazione si accompagna a una storia gustosa e a una evidente alchimia tra gli interpreti. Tremendamente attuale.
Miglior corto del territorio
Il prof. di filosofia (di Gaetano Narducci)
Lo confessiamo: abbiamo un debole per il metacinema. Quando il cinema mette in mostra sé stesso mediante una riflessione filosofica quotidiana, è difficile che non catturi la nostra attenzione. Questo lavoro ci ha colpito per la sua semplicità beffarda e per la sua freschezza, nonché per la sua indubbia perizia tecnica. Gustoso e promettente.
Miglior corto la donna, la violenza, la vita
14 anni e un giorno (di Lucia Alemany)
Corto realistico e fulminante che ha grande energia nel tratteggiare in pochi minuti i caratteri dei personaggi e le tensioni tra loro. Uno sguardo secco sull’adolescenza, ottima sceneggiatura come ottime le prove delle tre attrici, soprattutto la giovanissima protagonista Jennifer Garcia. Forse, nella sua categoria, il miglior corto mai giunto alla nostra rassegna.
Miglior regia
La resa (di Luca Alcini)
Corto d’autore esistenzialista ma ironico quanto basta, impreziosito da un ottimo lavoro sul suono e sulla geometria delle immagini, a sottolineare l’automatica meccanicità del mondo civilizzato visto da chi non ne vuole più far parte perchè ne conosce troppo bene le logiche spietate. Bellissima fotografia di Javica Noncovic e Pietro Gianpietro.
Miglior montaggio
La slitta (di Emanuela Ponzano)
Un cortometraggio di qualità nel quale il montaggio contribuisce in modo determinante a creare l’atmosfera. Un ritmo contemplativo accompagna il paesaggio innevato, si fa più scattante quando segue i movimenti del ragazzo, per diventare nervoso nelle sequenze del padre (un ottimo, come sempre, Ivan Franek), il tutto all’insegna di una continuità stilistica che non viene persa mai di vista. Un montaggio poco appariscente, magari, ma decisamente efficace.
Miglior attore 3° memoria Stefano Nenna
Tony di Corcia, Luca Varone, Michele Stella, Adriano Santoro ( Oh My God )
Quatto interpreti ben affiatati ha dato vita a un piccolo Kammerspiel di ottima qualità tutto incentrato sui volti dei personaggi, più che sulle loro parole. La regia giovane ma molto solida, si
mette al servizio di questo quartetto da camera, e il risultato lascia spazio a un racconto d’amore (l’amore è il perno su cui gira il racconto) intenso e credibile. Ed è così che, tra la bella prova da caratterista di Tony Di Corcia, l’interpretazione drammatica di Luca Varone, la delicatezza del tocco di Michele Stella e la misura di Adriano Santoro, era difficile scegliere. Abbiamo deciso quindi di non scegliere e premiare tutto il cast, ottimo prodotto del nostro territorio. Bravissimi tutti.
Miglior Musica
Claudio Recchia (Il sarto dei tedeschi)
Le splendide musiche di questo film hanno un sapore introspettivo. Non accompagnano le immagini ma
hanno l’aria di scaturire direttamente dall’animo del protagonista; non preannunciano quello che stiamo per vedere ma si accordano con lo sguardo e la fisicità di Paolino, il sarto. Che dire poi dello splendido valzer in contrappunto sulla scena finale? Claudio Recchia…segnatevi questo nome …
Miglior Fotografia
Francesco Ciccone (Il sarto dei tedeschi)
Quest’anno una bella lotta. Molti lavori servivano la fotografia come piatto forte (in alcuni casi come unica portata). Abbiamo deciso di premiare il lavoro di Ciccone per le sue qualità pittoriche, per la capacità di lavorare sul tempo, in accordo con la scenografia, restituendoci un passato curato e bello da vedere, mai oleografico o gratuito. Il risultato è sotto gli occhi di tutti.
Menzione speciale
Oh My God (di Guido Di Paolo)
Commedia da camera intelligente e delicata. Piccolo corto che sfrutta l’unità di tempo-luogo-azione
per raccontare, con grande garbo e leggerezza, la difficoltà di vivere con coraggio la propria diversità all’interno delle convenzioni borghesi. Di livello la confezione. Bravi tutti gli interpreti.
Menzione speciale
Pietro Ciciriello
Un amico di Corto e Cultura. Un interprete di livello, che con i suoi tratti un po’ burberi riesce a entrare, con uguale credibilità, sia nei panni del Villain, per il quale fu già premiato da noi nel 2013 per il corto “poveri diavoli”, sia nei panni el Santo; ed è per questo che noi di corto e cultura non vediamo l’ora di vederlo nei panni di Padre Pio (al quale somiglia in modo impressionante) in una nuova co-produzione italo – ungherese diretta da Peter Tokay. Una menzione speciale che onora noi.
Menzione speciale
Io e Manfredi (di Luciano Toriello)
Il regista predilige il paradigma osservazionale per questo documentario che ci riguarda da vicino. Lo sguardo asciutto del regista che dicide di mettersi in disparte, regala visibilità al rapporto dell’artista con il cavallo monumentale di Manfredi conferendo centralità a questo tema e senza fronzoli. Forma ma soprattutto sostanza.
Menzione speciale
Camper (di Alessandro Tamburini)
Storia di amicizia adolescenziale trasferita nella terza età con acume, comicità, tenerezza, pur nell’impianto realistico, cui contribuiscono le prove dei tre eccezionali protagonisi (da oscar). Stupenda la scena al cimitero dove due dei buontemponi si vantano davanti alla tomba di una donna di essersela portata a letto. Si ride e ci si commuove. Chapeau! Piccolo budget (o zero?), grande corto.
Menzione speciale
Bellissima (di Alessandro Capitani)
Merititatissimo David di Donatello per il miglior cortometraggio 2016, Bellissima di Alessandro Capitani si fa apprezzare e amare per il rigore e la fluidità della scrittura, per una naturale capacità di narrazione per immagini, sermplice e funzionale, per la regia matura che si esprime in eleganti movimenti di macchina e nella efficace direzione degli attori. Chapeau!
Riconoscimento attrice
Azzurra Martino
Questo riconoscimento è per il successo di “Quo Vado”, campione di incassi, campione di risate e altro motivo di vanto per la Puglia.
Personaggio pugliese dell’anno
Pinuccio
SEZIONE SCENEGGIATURE
PRIMA CLASSIFICATA: LA SECONDA PUNTA di Luca Tosi
La sceneggiatura, ricca di particolari che descrivono la scena, ci fa entrare nel vivo della triste situazione di Michael che vive con la mamma e suo zio. Fino alla fine del testo non si comprende la ragione dell’apatia di Michael. Solo nell’ultima scena comprendiamo che il ragazzo aveva la possibilità di farsi notare ad un provino per entrare in una squadra di calcio, ma suo zio si è lasciato corrompere dal padre di un altro aspirante e ha intascato tremila euro per non farlo arrivare in tempo, privando così Michael della possibilità di cambiare la propria vita. La sceneggiatura, ben costruita e dal soggetto molto interessante ha molto colpito la giuria, che ne ha apprezzato, oltre alla tematica, l’attenzione ai dettagli e alle sfumature di ogni scena.
SECONDA CLASSIFICATA: RADICI di Daniele Marasco
Una sceneggiatura suggestiva costruita abilmente con continui flashback. Un uomo affronta un viaggio in treno per tornare sul Gargano, sua terra d’origine. L’occasione che lo riconduce a casa è il funerale di suo padre. Il lungo viaggio lo riporta a pensare a quest’uomo e ai suoi insegnamenti facendolo tornare indietro nel tempo, all’infanzia, alle parole del padre e a quella terra ricca di risorse e splendidi paesaggi che è il Gargano. Un omaggio alla nostra terra che ha portato la giuria, unanime, a premiare questa sceneggiatura, scritta e costruita in maniera molto efficace, per la sua originalità e per la sintesi del linguaggio che la caratterizza.
TERZA CLASSIFICATA: DEMONE X CAPELLO di Alex Creazzi
Particolarissima sceneggiatura fantasy, Demone x capello ci presenta Emma, una ragazza emo, che dimostra tutta la sua sofferenza di vivere disprezzando in ogni modo il Natale. La sua famiglia borghese, legata alle convenzioni tipiche delle feste natalizie, non la comprende e la giudica come strana. Ma Emma soffre al punto da raggiungere i binari del treno per farla finita proprio la notte di Natale. A salvarla sarà il suo cane, Eddy, che proprio mentre Emma è sui binari decide di rivelarle di saper parlare. Una sceneggiatura ben strutturata e ricca di cambi di scena che la rendono interessante. Il finale a sorpresa aggiunge un guizzo di stupore inaspettato, che aumenta l’interesse per il copione.