2015
2015
SEZIONE CORTOMETRAGGI
MIGLIOR CORTO IMMIGRAZIONE
CHI FA OTELLO? di David Fratini da Terni
I divertenti protagonisti di questo film sono, probabilmente, immigrati di seconda generazione. Lo capiamo dal fatto che interpretare Otello diventa un fatto di colore, esclusivamente di colore. Ed è così che la questione delle origini, della cittadinanza e della nazionalità si ripropone costantemente e, tra una risata e l’altra, non trova mai una soluzione.
Loro non si sentono neri, ma per fortuna o purtroppo … lo sono.
PREMIO MENZIONE SPECIALE
IL VOLO DELL’ANIMA di Lino Azzarone da Manfredonia
Un film franco, diretto, necessario, con una trama interessante e momenti memorabili impreziositi dalle musiche de “La Cosmica”. L’interpretazione di Filippo Totaro, poi, alza la qualità dell’intero progetto. Siamo felici di poter assegnare a questo lodevole progetto, una menzione speciale.
MIGLIOR CORTO SCUOLA E MIGLIOR CORTO DEL TERRITORIO
UMBRA di Carlo Fenizi da Foggia
Ci piace il suo stile ricercato.
Ci piace il suo panteismo naturalistico.
Ci piace il suo tono fiabesco, per cui è scontato quanto necessario rifarsi al recente “Racconto dei racconti” di Garrone.
Ci piace il suo citazionismo discreto ( l’albero della vita di Aronofsky su tutti ) che ne fa opera dal respiro più ampio, giovane e giustamente ambiziosa.
Ci piace l’origine letteraria e scolastica e ci piace la foresta Umbra in versione un po’ gotica.
Ci piacciono gli interpreti … tutti.
Insomma ci piace.
MIGLIOR MONTAGGIO
VICOLO CIECO di Fabio Massa da Napoli
Tra le cose migliori di questo film c’è il suo montaggio. Supportato da inquadrature giocate quasi interamente sul primo piano, rallenta vistosamente nelle sequenze che riguardano il boss del vicolo, si velocizza quando c’è da mostrare la variegata umanità del quartiere. Un montaggio che richiama continuamente al fuoricampo. Davvero molto bello.
MIGLIOR FOTOGRAFIA
IL RITORNO DI GROSJEAN di Francesco Vito Longo da Roma
Il colore ambrato della prima parte cede il passo a tonalità più fredde nell’incontro tra scrittore e traduttore. Un contrasto delicato sfuma i contorni e ci dà il senso del sogno senza mai strafare. Una fotografia che tende a mimetizzarsi piuttosto che mostrare “come è bella sé stessa”; una scelta coraggiosa, giusta e da premiare.
MIGLIOR ATTORE SECONDO MEMORIAL “STEFANO NENNA“
All’attore MICHELE DI SIENA da Roma nel corto “Il Ritorno di Grosjean”
Di Siena dà corpo ad un personaggio memorabile per mezzo di una interpretazione nevrotica, quasi spiritata, con espressività da grande comico e una buona dose di autoironia. Ottima padronanza del corpo e movimenti evocativi. Il risultato è sotto gli occhi di tutti, ottimo anche in prospettiva futura.
MIGLIOR ATTORE
All’attrice CLORIS BROSCA da Roma nel corto “Umbra”
Cloris Brosca ci regala una interpretazione sopra le righe, prettamente fiabesca.
Spesso autoironica e autocitazionista, riempie lo schermo senza mai occuparlo completamente, ma concedendo il giusto spazio alla giovane protagonista con la quale risulta evidente una certa complicità. La sua bravura è dunque doppia e il premio doveroso.
MIGLIOR CORTO “LA DONNA, LA VIOLENZA E LA VITA”
DANNY BOY di David Fratini da Terni
Situato a metà strada tra il paesaggio Wendersiano e l’intimismo di Soldini, questo film non giunge immediato, ma viene fuori alla distanza. Due vite, due solitudini, si incontrano per qualche ora prima di perdersi nuovamente nel “folto della città”. La giovane speranzosa che arriva dall’est, come tante, sembra destinata a perdersi per sempre … ma noi speriamo di no, almeno questa volta.
Ci piace immaginare che la la scena in cui i protagonisti trovano riparo dalla pioggia sotto un ponte sia un omaggio ( meritato ) a “ Interim” di Stan Brackhage.
MIGLIOR REGIA
IL RITORNO DI GROSJEAN di Francesco Vito Longo da Roma
La parabola esistenziale di Zeno Fasulli sta tutta nel suo nome e nel suo cognome. La regia segue con i tempi giusti l’esistenza parassitaria del giovane traduttore/critico, non tralasciando opportuni accenti grotteschi e senza nessuna caduta. Ottima la direzione degli attori per un film colto e intelligente come non se ne vedono spesso in giro.
VICOLO CIECO di Fabio Massa da Napoli
Fabio Massa gioca spesso con lo stereotipo napoletano e, per mezzo di uno stile classico, riesce a rinfrescare una tradizione, un tipo di commedia, di cui non ci si stanca mai. Vicolo cieco è fatto bene, con attori perfetti nei loro ruoli, un ritmo giusto e una mano particolarmente felice. Non è la solita minestra riscaldata, nonostante sia difficile dire qualcosa di nuovo restando all’interno di un genere, giocando con i suoi elementi. Buono ma non buonista: un po’ di luce in tempo di crisi, impresa non semplice, e per questo bravi tutti.
PREMIO ALLA CARRIERA
Al regista FERRUCCIO CASTRONUOVO da Vico del Gargano
Attore, mimo, cabarettista e aiuto regista … e poi ancora regista, direttore della fotografia e sceneggiatore. Ferruccio Castronuovo è tutto questo e molto altro ancora. Una vita al fianco di grandissimi del calibro di Fellini, Leone e Loy e un’attività tuttora ricca di iniziative e nuovi progetti, ne fanno uno dei registi più attivi sul e per il territorio foggiano.
Il bellissimo documentario presentato in questa edizione del festival è a nostro avviso solo un assaggio di ciò che Ferruccio potrà ancora regalarci.
SEZIONE SCENEGGIATURE
Prima classificata: “La Voce del Silenzio” di Michele Campanaro da Deliceto
Il giornalista Michele Campanaro con questa sceneggiatura ha voluto rendere omaggio al suo amico e collega Bruno Orsini. Con tratti leggeri e immagini forti, ne racconta la vita travagliata e allo stesso tempo il duro lavoro di giornalista. La giuria, unanime, ha voluto premiare questa sceneggiatura, scritta e costruita in maniera molto efficace, per la sua originalità e per la sintesi del linguaggio che la caratterizza.
Seconda classificata: “L’Eterno e l’Attimo” di Vito Nicassio da Bari
La sceneggiatura, ben costruita e dal soggetto molto interessante (l’attaccamento ai beni terreni), ha molto colpito la giuria, che ne ha apprezzato, oltre alla tematica, l’ambientazione onirica in un tempo lontano, l’epoca degli antichi romani, e l’uso della lingua latina in alcune battute. “Chi nasce e muore non è mai padrone!” dice il protagonista. Monito per tutti coloro che, attaccati ai beni materiali, non si rendono conto che i carri funebri non sono mai seguiti dal camion dei traslochi – per dirla con Papa Francesco.
Terza classificata: “Le Ali Velate” di Nadia Kibout da Roma ed Ersilia Cacace da Bari
Le “ali velate” del titolo sono quelle di Nadia, una donna musulmana che nasconde la sua voglia di libertà sotto il velo che la sua religione le impone di portare. Il viaggio con Claudia, alla quale dà un passaggio, la porterà là dove potersi esprimere liberamente e senza nascondere la propria bellezza. Una sceneggiatura ben strutturata e ricca di cambi di scena e svolte che la rendono interessante.